L’isolamento forzato porta ad elaborazioni di immagini vuote. Non un vuoto espressivo bensì un vuoto d’uomini, un vuoto d’attività, di società. Mi pongo allora alla ricerca della rappresentazione di spazi umani cristallizzati dal tempo, lentamente logorati, dove l’opera dell’uomo non sia che una scarna struttura e grazie a questa desquamazione del superfluo l’essenziale si rivela, allora la mia ricerca tende tutta alla struttura di base della realtà, si ripulisce dell’elemento vivo e riscopre l’architettura e la scultura antiche che come soggetti dotati di un impianto millenario si avvicinano all’essenza stessa del non percepibile, che sia esso immaginabile come impenetrabile e granitico blocco monocromo o come generatrice vibrazione di fondo. In fase di costruzione dell’opera, di immaginazione produttiva, scopro inoltre dei punti cospicui. Alcuni elementi si isolano dal resto della composizione e dalla struttura stessa dell’opera per colpire maggiormente e orientare meglio la vista verso la percezione del mondo nella sua realtà insondabile. Sono punti, strutture nella struttura, la cui percezione è più forte, quasi dolorosa. Dirompenti, in rottura con la placida armonia cromatica del resto. Non è infatti l’armonia o meglio, la pace che consentono la conoscenza vera del mondo bensì la violenta intuizione, l’epifania, lo scuotimento e il suo risuonare nel silenzio. Come un piccolo foro dal quale di possa per un momento infinitesimale percepire la VERA REALTA’.
Il silenzio dei lunghi giorni d’isolamento, ci hanno consentito un tuffo nelle percezioni più profonde e delicate. Si vede allora come l’Assenza ci permetta una maggiore aderenza al reale e alla sua percezione, ci renda più sensibili all’intuizione del sostrato, del Logos universale.
(Assenze)
(assenze)
Copyright © Tutti i diritti riservati